Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

HENRI ROUSSEAU. Il Candore Arcaico

Sezione 1

HENRI ROUSSEAU
Il candore arcaico

6 marzo – 6 settembre 2015
Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge

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Prorogata fino al 6 settembre 2015

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AUTODIDATTA – ACCADEMICO ?

Nel 1893 Henri Rousseau, che lavora al dazio (non alla dogana, come suggerisce il soprannome con cui è conosciuto), va in pensione e inizia la sua carriera di pittore.

Fin dagli esordi – la sua prima esposizione pubblica è del 1885 – i critici s’interrogano sulla particolarità del suo stile, impossibile da catalogare nelle tendenze dell’epoca. Rousseau, infatti, non è impressionista, né simbolista, né pointillista: la sua pittura, completamente diversa da tutto ciò che avviene in quegli anni a Parigi è una novità assoluta. Nasce per lui la definizione ben poco incoraggiante di pittore primitivo e naïf, “un artigiano”: la maggior parte dei critici giudicano la sua pittura sgrammaticata, quasi ridicola, e ben presto attorno alla sua figura cresce il falso mito dell’artista autodidatta e illetterato.

In realtà Rousseau, pur non avendo frequentato l’accademia, conosce la “bella pittura”: è innamorato di opere come Dafni e Cloe del 1852, dipinta dal già famoso Jean-Léon Gérôme frequenta come copista le sale del Louvre, ma anche del Musée du Luxembourg e dei musei di Versailles e di Saint-Germain, affianca in alcuni lavori il pittore Félix-Auguste Clément, suo vicino di casa in rue de Sèvres, diventato famoso per aver vinto nel 1856 con il quadro Il ritorno del giovane Tobia il Prix de Rome, ed ha pure conquistato un attestato dell’Association Philotechnique di Parigi (datato 24 luglio 1903), che gli attribuisce il titolo di “Professore di Disegno e Pittura” per l’istruzione gratuita degli adulti.

Rousseau sa bene, dunque, come un pittore dovrebbe dipingere per appartenere alla classe degli accademici, ma “con ostinato lavoro” sceglie una strada diversa, in questo sostenuto proprio dai consigli di Gérôme, e Clément, che – come lui ricorda nella breve autobiografia – lo incoraggiano a non tradire il suo stile e a percorrere la strada della sua ispirazione.

Ben presto il Doganiere individua altri maestri ideali, sempre nell’ambito della pittura accademica, come Benjamin-Constant, Edmond-Eugène Valton e soprattutto William Bouguereau, di cui ammira a tal punto le rappresentazioni di corpi nudi da chiedere al proprio fornitore di procurargli il “color carne” del grande maestro. Alla monumentale tela di Bouguereau, Uguaglianza davanti alla morte, dove un angelo della morte copre con un telo funebre un ragazzo nudo, Rousseau guarderà per realizzare la sua imponente allegoria della Guerra, esposta in sala 3.

Dall’apprezzamento degli accademici a quello degli artisti come Gauguin, Seurat e Signac, all’amicizia con Apollinaire e Jarry, a quella con Picasso, Delaunay, Weber, Kandinsky, e molti altri ancora, la vicenda di Rousseau, è fin dai suoi esordi legata a doppio filo alla nascita dell’arte contemporanea e i suoi più importanti protagonisti.

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