Dopo cinque mesi di lavori, gli altorilievi raffiguranti avvenimenti e simboli della storia di Venezia tornano allo splendore originario
Per secoli è stato coperto da patina e depositi di polvere. Oggi, dopo un intervento di restauro durato cinque mesi, torna al suo antico splendore uno degli ingressi monumentali alle sale pubbliche situato in sommità alla Scala d’Oro di Palazzo Ducale, a Venezia.
L’intervento di recupero è stato interamente sostenuto dell’azienda “Gli Orti di Venezia”, in collaborazione con il gruppo Eataly che ha garantito la copertura economica dell’operazione attraverso la vendita delle insalate fresche, sane e naturali, a marchio “Gli Orti di Venezia per Eataly” in distribuzione nei reparti freschi delle sedi Eataly di Torino Lingotto e Lagrange, Pinerolo, Monticello d’Alba, Milano Smeraldo, Genova, Piacenza, Bologna, Forlì, Firenze, Roma e Bari.
L’operazione rappresenta la prima occasione di restauro per il portale cinquecentesco che conduce all’Atrio Quadrato, vestibolo delle sale in cui si riunivano i più importanti organi di governo veneziani e caratterizzato dal soffitto intagliato e dorato che incastona dipinti del Tintoretto. L’intervento conservativo, è consistito in una pulitura di tipo tradizionale, con metodi chimici, delle superfici in pietra d’Istria scolpite ad altorilievo raffiguranti scene simboliche che rimandano ad avvenimenti storici, commemorativi cari ai veneziani e a temi quali potenza, forza militare, saggezza e giustizia. La lavorazione è poi proseguita con la revisione delle stuccature in malta presenti sul portale per concludersi con il trattamento protettivo finale con cere.
L’articolazione tridimensionale dei rilievi e la presenza di numerose miniature a bassorilievo ha richiesto lavorazioni precise e localizzate che hanno reso particolarmente complesso e delicato l’intervento.
Il Servizio Tecnico e Manutenzioni di MUVE ha diretto i lavori. L’esecuzione è stata affidata alla ditta veneziana Lares Srl che aveva già operato all’inizio degli anni 2000 per il restauro della restante parte della Scala d’Oro.
«Sono orgoglioso, da piccolo imprenditore quale sono, di aver contribuito, insieme a tutti coloro che hanno acquistato le nostre insalate “Gli Orti di Venezia per Eataly”, al recupero di un monumento così maestoso ed evocativo di Palazzo Ducale, edificio simbolo dell’Italia nel mondo – commenta Paolo Tamai fondatore insieme alla moglie Marina de Gli Orti di Venezia. Viviamo la nostra attività di imprenditori con profonda passione e senso di responsabilità civile che, uniti all’amore per la cultura, ci spingono a sostenere iniziative di questo tipo. Il risultato, che da oggi tutti possiamo ammirare, mi riempie di soddisfazione. Un risultato che è frutto della virtuosa collaborazione tra pubblico e privato e della condivisone di una visione comune con il Gruppo Eataly, un partner che come noi, unisce da sempre l’italianità del mangiar sano con la tutela del patrimonio comune. Mi auguro di poter continuare a portare avanti questa mission anche nell’immediato futuro».
«Abbiamo aderito al progetto de Gli Orti di Venezia perché riconosciamo la filosofia Eataly nella proposta dell’imprenditore Paolo Tamai e della moglie Marina – dichiara Francesco Farinetti, amministratore delegato del gruppo Eataly – L’azienda Gli Orti di Venezia abbina la passione per il cibo sano, italiano, all’amore per la nostra storia dell’arte in una città come Venezia che porta l’immagine dell’Italia nel mondo».
«Il recupero del portale sommitale della Scala d’Oro, che i moltissimi visitatori di Palazzo Ducale da oggi possono finalmente ammirare nel suo splendore originario, rappresenta un altro fondamentale tassello che va a impreziosire quello straordinario ‘scrigno’ di arte, storia e mito che è il Palazzo dei Dogi, antica sede del potere della Serenissima – dichiara la presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, Mariacristina Gribaudi – testimoniando una volta in più quanto lo sviluppo e il consolidamento di sodalizi pubblico-privati sia oramai un elemento assolutamente strategico e imprescindibile nell’ottica della conservazione e valorizzazione dell’immenso patrimonio culturale della Città».
I portali che si affacciano sull’Atrio Quadrato di Palazzo Ducale si inseriscono cronologicamente in quella lunga serie di lavori di ristrutturazione iniziata nel 1483 nell’Ala Orientale del Palazzo e proseguita nel resto dell’edificio fino agli anni Sessanta del XVI secolo.
Il progetto in particolare di una scala d’onore, interpellati architetti come il Sanmicheli e il Palladio, fu affidato infine a Jacopo Sansovino che ne realizzò la parte iniziale sotto i dogi Lorenzo e Girolamo Priuli che governarono tra il 1556 e il 1567. L’ultimazione dei lavori fu invece seguita dallo Scarpagnino dal 1559 e poi sotto il dogato di Venier. L’arco con lo stemma del doge Andrea Gritti era stato eretto in precedenza a partire dal 1538 ed in corrispondenza di una scala lignea provvisoria. La Scala d’onore fu denominata d’Oro per le fastose decorazioni della volta a botte eseguite in stucco e foglia d’oro a partire dal 1557 da Alessandro Vittoria e affrescate nei riquadri da Giambattista Franco.
La Scala, nata dall’esigenza di separare gli ambienti dedicati alla privata abitazione del doge dal Palazzo di Giustizia, si articola su cinque rampe, l’ultima delle quali si affaccia sull’Atrio Quadrato, sorta di vestibolo delle sale in cui si riunivano i più importanti organi di governo. L’ambiente è caratterizzato dal soffitto intagliato e dorato che incastona dipinti del Tintoretto mentre l’apparato architettonico è scandito da pilastri lapidei, compositi e scanalati.
I Portali a chiusura della Scala d’Oro sono coronati da due arconi sommitali, decorati a riquadri con bassorilievi finemente scolpiti che raffigurano scene fortemente simboliche che rimandano ad avvenimenti storici, commemorativi e ai temi cari ai Veneziani quali potenza, forza militare, saggezza e giustizia. In particolare sugli stipiti è rappresentato il leone nella versione raccolta “in moléca” in posizione frontale e accovacciato, in questo caso con il libro chiuso a simboleggiare la sovranità delegata e quindi delle pubbliche magistrature.