La mostra (prorogata fino al 3 maggio 2015) espone i trattati di pace fra le potenze europee a partire dalla pace di Bologna del 1529-1530, giungendo alle paci di Cateau-Cambrésis, Westfalia, Nimega e Aquisgrana, i cui documenti originali, frutto della consumata diplomazia veneziana, sono conservati nel fondo dei dispacci degli ambasciatori al Senato ed in altre serie documentarie dell’Archivio di Stato di Venezia.
Le guerre per il predominio d’Europa e le guerre di religione successivamente si stemperavano nella considerazione della necessità di creare un sistema di equilibrio fra gli Stati, per il quale nessuno potesse pretendere l’egemonia sull’altro.
La successione degli avvenimenti e dei documenti è così inserita in un quadro di progressiva consapevolezza della necessità di individuare strumenti politici e diplomatici che permettessero di evitare guerre distruttive, le cui principali vittime erano le popolazioni civili, che nel tempo divennero sempre più presenti sulla scena della storia, sconvolgendo le ormai logore cancellerie.
Al fondo di tali sviluppi vi è la certezza che una pace duratura non potrà stabilirsi se non fondata sulla giustizia ed i valori umanistici portati dal Rinascimento.
Suddiviso in quattro sezioni – Imago Europae, Venezia e le corti d’Europa: gli archivi della diplomazia, L’Europa alla ricerca della pace, I Greci a Venezia. Segni di convivenza pacifica – il percorso espositivo attraversa tre secoli di storia europea, segnati da conflitti parziali o globali, da alleanze mutevoli, da matrimoni diplomatici, da rovesci improvvisi degli eserciti e della fortuna, come già insegnava Niccolò Machiavelli, ma scanditi allo stesso tempo da trattati importanti, che pongono fine alle storiche guerre come quella dei Trent’anni, quella di devoluzione, quella d’Olanda e delle Province unite, quella di successione spagnola, e poi polacca, e poi austriaca.
Guerre e paci, rimaste ancorate nella nostra memoria dai tempi degli studi liceali e analizzate nei manuali scolastici, ma che balzano fuori oggi, nella loro più autentica vivezza, attraverso l’autorevole voce dei loro protagonisti: Luigi XIV e Carlo V imperatore, Pietro I il grande, zar di tutte le Russie o Maria Teresa d’Austria e poi ambasciatori, segretari, oratori, nunzi e monsignori e ministri plenipotenziari, Colbert, Mazzarino e Richelieu, il duca di Guisa e il principe di Condé.
Sono i nomi che ricorrono in mostra, attestati negli splendidi documenti da loro sottoscritti e sigillati e poi inviati dalle loro cancellerie alla Serenissima e qui conservati negli archivi veneziani per secoli e oggi per la prima volta proposti al pubblico.
L’esposizione prende avvio da una selezione di materiale cartografico conservato nelle raccolte civiche del Museo Correr e si connota come un commento visivo del percorso espositivo documentale.
La cartografia nel corso dei secoli ha contribuito a rafforzare e mettere a fuoco un disegno geografico familiare dell’Europa.
Si trovano esposte in questa sezione pregiate carte nautiche manoscritte di Sideri da Candia e Xenodocos da Corfù, rare mappe cinquecentesche a stampa di Münster, Camocio, Sanudo, Ortelio, quelle seicentesche di Blaeu, fino a quelle settecentesche per atlanti di Homann, Janvier e Zatta.
La mostra prosegue poi documentando i principali snodi storici, quali la pace di Cateau-Cambrésis, dove si discute di Calais e del Monferrato, di pace religiosa in Inghilterra e di matrimoni che suggellino gli accordi, alla fine festeggiati dal popolo con fuochi e molte mascarate in segno d’allegrezza.
Tra questi anche la pace di Ferrara, seguita alla guerra di Castro, siglata nel 1644 tra gli stati italiani con la mediazione del re di Francia Luigi XIV, affiancato dalla regina madre reggente, Anna d’Austria, che sottoscrive il documento di mano propria.
E ancora la pace di Westfalia, del 1648, che pone fine alla sanguinosa guerra dei Trent’anni e quella di Carlowitz, del 1699, che coinvolge l’impero d’Austria e di Russia, il re di Polonia e l’Impero ottomano e che la Serenissima è chiamata a ratificare.
Si arriva, poi, alla pace di Utrecht e di Rastatt e alle lunghe Capitolationi di pace concordate con i sultani ottomani e miniate di lapislazzulo e d’oro.
Nella loro lunga esperienza presso le corti di tutta Europa gli ambasciatori non mancano di comunicare puntualmente a Venezia gli eventi più significativi, come Giambattista Pizzoni residente a Londra, che fa pervenire al Senato, inserita nel suo dispaccio, la Dichiarazione d’indipendenza delle colonie americane dalla madre patria, approvata il 2 luglio e proclamata il 4 luglio 1776, tradotta in lingua italiana e da parte dell’ambasciatore veneziano in Francia nel 1795 dalla Parigi termidoriana di fine secolo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.
Nell’ultima sezione della mostra, infine, vengono esposti alcuni dei documenti più significativi conservati nell’archivio dell’Istituto Ellenico di Venezia, che testimoniano la civile convivenza della Comunità greco-ortodossa all’interno della metropoli veneziana ed i suoi rapporti con le corti d’Europa.
La mostra Per il bene della pace. Il lungo cammino verso l’Europa, rimarrà aperta al pubblico dal 25 ottobre 2014 al 3 maggio 2015, con l’orario e il biglietto di Palazzo Ducale
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Mostra e catalogo a cura di Raffaele Santoro e Alessandra Schiavon
Mostra posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
Realizzata da: Archivio di Stato di Venezia e Fondazione Musei Civici di Venezia
In collaborazione con Istituto Ellenico di Venezia