4 novembre 2017 – 28 gennaio 2018
Palazzo Ducale, Appartamento del Doge
AVVISO: Venerdì 19 gennaio 2018 Palazzo Ducale resterà chiuso al pubblico a causa di un evento istituzionale ospitato. Ci scusiamo per il disagio.
Le parole di questa lunga narrazione sono le materie prime da cui tutto è iniziato, rappresentative delle vicende occorse in questo luogo, ma nello stesso tempo fortemente simboliche ed evocative di quel fermento produttivo che, come è noto, ebbe il suo massimo sviluppo nel 1965 con la presenza di oltre duecentoventi aziende e ben più di trentamila lavoratori.
Acqua, carbone, ferro, chimica, plastica, tessile, vetro sono le materie prime associate alle principali produzioni e lavorazioni avvenute nelle industrie di Porto Marghera, molte – come è noto – di alto valore innovativo.
La mostra è concepita come un percorso suggestivo e non cronologico tra i materiali e la rilevanza che ciascuno ha avuto per la storia di Porto Marghera. A ciascun materiale è stata dedicata una stanza dell’Appartamento del Doge e per ogni stanza è stata scelta un’opera altamente rappresentativa del lavoro e della ricerca artistica contemporanea sul materiale individuato.
Il pubblico di Palazzo Ducale avrà occasione di seguire un percorso avvincente tra le opere di alcuni degli artisti più importanti sulla scena internazionale contemporanea, molte delle quali portate per la prima volta a Venezia: Jannis Kounellis, Pino Pascali, Gilberto Zorio, Tony Cragg, Mario Merz, Daniel Spoerri e poi ancora Cagnaccio di San Pietro, Emilio Vedova, e i più giovani Julia Mangold, Anne-Karin Furunes, Sissi e Colombo Manuelli.
Protagonisti quindi i materiali e gli artisti nello svolgimento di una narrazione circolare, senza dimenticare le storie degli uomini che hanno popolato il sito di Porto Marghera e ne hanno vissuto le alterne vicende.
Le opere sono associate infatti a fotografie storiche e fotografie autoriali contemporanee; una sezione, curata dall’equipe del professor Gianpiero Brunetta dell’Università di Padova, sarà dedicata al cinema. Documenti storici, sequenze fotografiche, pubblicità e alcuni straordinari montaggi d’epoca provenienti dall’archivio dell’Istituto Luce di Cinecittà daranno conto di quel particolare, a volte controverso, fermento di uomini e prodotti che animò il sito fino allo scorcio degli anni Settanta.
La necessità di una nuova grande area portuale e commerciale nel territorio veneziano emerse già a fine Ottocento, quando il visionario capitano marittimo Luciano Petit ne propose la collocazione sulle barene dei Bottenighi, zona perlopiù paludosa posta sul limitare della terraferma veneziana.
Il progetto, inizialmente portato avanti da Piero Foscari e poi sostenuto dalla borghesia veneziana con Giuseppe Volpi in primis insieme al sindaco Grimani – e attuatosi con il sostegno del grande gruppo idroelettrico SADE (di cui Volpi era presidente) e della Banca Commerciale Italiana -, sfociò nel 1917 nella firma della Convenzione tra Stato, Comune di Venezia e Società Porto Industriale che ne suggellò di fatto la nascita.
Fin dal principio Porto Marghera divenne un attrattore di nuove imprese commerciali e giovani industrie e negli anni successivi si arricchì dell’industria metallurgica (ciclo dell’alluminio), del settore chimico (distillazione del carbone e produzione di gas), del settore petrolifero e della raffineria, della siderurgia e della cantieristica, e molto altro ancora, tanto che questo complesso industriale rappresentò un unicum nell’economia italiana del tempo.
Tutt’oggi queste produzioni si possono leggere come uno stupefacente esempio di visione imprenditoriale, di lungimiranza e innovazione, anche in prospettiva di un’auspicata riqualificazione dell’area, che conserva ancora intatta le sue potenzialità di luogo strategico per le attività produttive e commerciali, ma anche per quelle culturali.
Di tutto ciò la mostra darà conto, senza però tradire l’intento che la anima, rappresentato sia dalla necessità di raccontare la storia di Porto Marghera nell’importante ricorrenza del Centenario, sia dall’opportunità di attrarre l’attenzione e l’interesse delle generazioni più giovani. Non solo una semplice rilettura del passato, dunque, ma anche e soprattutto uno spunto di riflessione in chiave futura.
A cura di Gabriella Belli, con la collaborazione di Paolo Apice
Progetto di allestimento Daniela Ferretti