HENRI ROUSSEAU
Il candore arcaico
6 marzo – 6 settembre 2015
Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge
_
Prorogata fino al 6 settembre 2015
_
DER BLAUE REITER
Uno dei rapporti più complessi e sorprendenti è quello tra la produzione di Rousseau e il movimento tedesco del Blaue Reiter (Cavaliere Azzurro), che nei primi anni del Novecento propone, sotto la guida di Wassily Kandinsky, Franz Marc e Paul Klee un rinnovamento dell’arte a partire dalle sue origini.
Pur orientandosi ben presto verso le forme dell’astrattismo, il gruppo identifica il Doganiere come un precursore. Kandinsky conosce l’opera di Rousseau già nel 1906-07, quando si reca a Parigi con la sua compagna Gabriele Münter. Tramite per il mondo del Blaue Reiter, che sta prendendo forma in quegli anni, è ancora una volta Delaunay.
Attraverso il collega francese, Kandinsky riceve la monografia sul Doganiere, appena pubblicata dal collezionista e teorico Wilhelm Uhde. Il maestro russo è talmente impressionato dall’opera di Rousseau da volerne acquistare due dipinti. Il primo, qui presente, Il cortile, è esposto alla prima mostra del Blaue Reiter a Monaco a fine 1911. Dell’altro dipinto di sua proprietà, Il pittore e la modella, Kandinsky realizza uno schizzo a matita, datato 1934: a quell’epoca, infatti, abbandonata la Germania e trasferitosi a Neully-sur-Seine, vicino a Parigi, egli pare intenzionato a vendere la tela di Rousseau, e per questo si appunta un disegno dell’opera, corredato di descrizione e prezzo.
In vetrina sono esposte una serie di opere legate agli artisti del Blaue Reiter e il celebre Almanacco che il gruppo pubblica nel 1912 e che viene pubblicizzato con una locandina illustrata dal Cortile di Rousseau. Il volume è incentrato sul significato dell’arte rappresentato da esempi provenienti da civiltà diverse, e con l’accostamento di produzioni artistiche “alte” e “basse.
L’Almanacco del Blaue Reiter, che viene esposto in originale e anche in versione integrale a video, è fondamentale non solo per capire la fortuna di Rousseau negli anni immediatamente successivi alla sua scomparsa, ma anche perché qui Kandinsky pubblica uno dei testi teorici più importanti della sua attività, il saggio Über die Formfrage (Sulla questione della forma). Per illustrare il proprio testo, il maestro russo sceglie numerose opere di Rousseau, affiancate da esempi figurativi presi dalla tradizione realistico-popolare, come il ritratto che gli aveva fatto la compagna Gabriele Münter, reso con tratti semplificati e cromie accese, in dialogo con la frontalità e la stilizzazione rousseauiana, o le tavole votive provenienti dalla Cattedrale di Murnau ed eccezionalmente restaurate e prestate qui a Venezia.
Nella pittoresca cittadina dell’Alta Baviera si erano ritirati a dipingere nel 1908 lo stesso Kandinsky e la Münter. Qui erano spesso in compagnia di due amici artisti di origine russa, Marianne von Werefkin e Alexej von Jawlensky, poi vicini al gruppo del Blaue Reiter. Il dipinto “cinese” esposto viene invece usato da Franz Marc come illustrazione a corredo del proprio testo nell’Almanacco, insieme ad altri esempi provenienti dalle più lontane e meno conosciute civiltà e culture, dalla Cina all’Alaska, e da secoli e contesti diversi, dalla produzione popolare bavarese al mosaico della Basilica di San Marco.
Non mancano, nell’Almanacco, riproduzioni di opere di Paul Klee, artista che ben presto si avvicina al gruppo monacense, partecipando alla seconda mostra nel 1912. Il sodalizio tra Klee e Kandinsky proseguirà poi negli anni Venti, nell’importante officina creativa del Bauhaus a Weimar e a Dessau, e i due, affiancati da Lyonel Feininger e Jawlensky, fonderanno in seguito un nuovo gruppo denominato Die Blaue Vier (I Quattro Azzurri).