Palazzo Ducale

  • fino al 7 gennaio 2024
    Appartamento
    del Doge

Palazzo Ducale

Vita da Doge

Il nuovo percorso dell’Appartamento del Doge

Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge
Dal 14 luglio 2023 al 7 gennaio 2024

A cura di Valeria Cafà e Daniele D’Anza
Coordinamento scientifico Chiara Squarcina


 

Dal 14 luglio 2023 al 7 gennaio 2024, l’Appartamento del Doge torna a far parte del percorso espositivo, aperto a tutti i visitatori di Palazzo Ducale con un nuovo allestimento per raccontare l’ultramillenaria storia del Doge, una delle figure istituzionali più solide e longeve di Venezia che, dalla elezione del primo doge, Paoluccio Anafesto nel 697, fino alla deposizione di Ludovico Manin nel 1797, ne conta ben 120.

Percorrendo le stanze che costituiscono l’Appartamento del Doge – spazi di rappresentanza destinati a riunioni e udienze ristrette, situati nell’ala del Palazzo compresa tra il rio della Canonica, la Scala d’oro e la Basilica di San Marco, nella impostazione rinascimentale seguita al furioso incendio del 1483 – Il nuovo allestimento intende presentare al pubblico di oggi la figura del doge, documentando l’affascinante racconto attraverso un centinaio tra dipinti, sculture, manufatti, mappe e testi manoscritti e a stampa, promissioni e commissioni ducali, medaglie e monete.

Le opere, tutte provenienti dal patrimonio civico detenuto dalla Fondazione Muve e in gran parte solitamente non esposto, raccontano i momenti salienti della storia dell’istituzione dogale.
Con precise finalità didattiche, si è data enfasi ad aneddoti e vicende minori, alla rigida etichetta cerimoniale, ad approfondimenti (anche lessicali) e curiosità, partendo proprio dalle testimonianze materiali in mostra. Si tratta di storie private e pubbliche, tradizioni, feste e cerimonie che, nell’insieme, presentano il doge in una prospettiva composita e a tratti insolita, sebbene sempre storicamente accreditata, capace di dare conto di una figura a tutto tondo, indissolubilmente legata a Venezia e alla la sua lunga storia.


IL DOGE
Capo di Stato di origine bizantina con connotazioni militari già nel titolo – doge deriva dal latino dux, comandante militare – a Venezia assurge, nel corso dei secoli, a rappresentante ufficiale agli occhi del mondo della Serenissima. “Monsignor il doge”, così è appellato negli atti pubblici, è il simbolo e l’incarnazione della potenza veneziana, il protagonista delle solenni cerimonie pubbliche, dei ricevimenti e delle feste.
Tuttavia, il suo reale potere è limitato e controllato dalla aristocrazia mercantile veneziana mentre la sua persona è sotto la costante vigilanza dei consiglieri ducali perché, pur essendo il “Serenissimo principe”, egli è e rimane, a tutti gli effetti, il primo servitore della Repubblica. Con perfetta e franca sintesi, il doge è detto Princeps in solemnitatibus, in curia senator, in urbe captivus, extra urbe reus (principe nelle solennità, senatore in senato, prigioniero in città, colpevole fuori dalla città).


IL PERCORSO
Il punto di partenza è il momento della elezione del doge (sale 1-2): qui sono presentati gli strumenti, il metodo, i simboli dell’elezione a doge, cui si accompagnano alcuni aneddoti, come il più lungo conclave e le tradizioni popolari.
A seguire, si affronta il tema della diplomazia e dei rapporti internazionali, essenziali alla salvaguardia e prosperità di Venezia, con un focus sulla delegazione inviata al doge Grimani da Sahah Abbas il Grande, scia di Persia (sala 3 – Sala Grimani).
Nella sala successiva si raccontano alcune tra le più importanti battaglie combattute dai veneziani, predilegendo ancora, come punto di osservazione, la vita del doge: Sebastiano Venier per la Battaglia di Lepanto (1570) e Francesco Erizzo per l’inizio della guerra di Candia (Creta), doge tra l’altro cui è dedicata la sala dell’appartamento (sala 4 – Sala Erizzo).
Nella sala degli stucchi (sala 5) si racconta la famosa cospirazione Bajamonte Tiepolo, causa della istituzione del potentissimo Consiglio dei Dieci, organo nato dalla necessità di prevenire ribellioni e attentati contro lo Stato presieduto dal doge stesso.
Il passaggio alla sala seguente (sala 6) ci permette di ricostruire un aspetto quotidiano e privato del doge nel suo appartamento – il passaggio con San Cristoforo – ma anche il rapporto con Tiziano.
Con la sala successiva entriamo nella sezione che esplora gli aspetti più mondani e principeschi della vita del doge: il rapporto con la dogaressa (sala 7), le feste e le cerimonie che scandivano il calendario della Serenissima (sala 8) e infine gli abiti del doge e della dogaressa nei secoli, abiti che, in modo piuttosto eloquente, danno conto della origine bizantina della istituzione dogale e della trasformazione del doge in “Serenissimo Principe” (sala 9).
Anche la morte del doge, cui è dedicata la sala successiva (sala 10) sottostà a una rigida etichetta, sempre consapevoli che Se l’è mort el Doxe, no l’è morta la Signoria, Il percorso si chiude con una sala che illustra le vicende degli ultimi dogi e un focus sull’ultimo doge Ludovico Manin, la cui deposizione nel 1797 corrisponde alla caduta della Repubblica e alla fine della storia della Serenissima (sala 11).
La sala 12 è dedicata ad attività didattiche e di approfondimento tematico.