Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

HENRI ROUSSEAU. Il Candore Arcaico

Il banchetto

HENRI ROUSSEAU
Il candore arcaico

6 marzo – 6 settembre 2015
Venezia, Palazzo Ducale – Appartamento del Doge

_

Prorogata fino al 6 settembre 2015

_

Guillaume Apollinaire – poeta, scrittore e mâitre a penser delle avanguardie – incontra Rousseau nel 1907 e ne diventa ben presto grande sostenitore.

Nel giro di poco tempo diventa suo amico e lo presenta a Pablo Picasso che, nel novembre 1908, organizza un banchetto in suo onore. La festa si svolge nello studio del pittore spagnolo presso il Bateau-Lavoir, un insieme di piccoli edifici collocati nel quartiere di Montmartre, in cui vivono artisti, scrittori e intellettuali. Nell’atelier di Picasso, che ha già realizzato il capolavoro Les Demoiselles d’Avignon ma che non è ancora diventato il celebre maestro del Cubismo e dell’arte moderna, si ritovano a festeggiare Rousseau una serie di personaggi tra i più significativi della scena culturale parigina in quegli anni.

Tra i partecipanti, oltre a Picasso e ad Apollinaire, Marie Laurencin e Max Weber, figurano i collezionisti americani Leo e Gertrude Stein, Hélène Jastrebzoff e, tra gli artisti, Max Jacob, Georges Braque, Maurice Utrillo. Nata quasi come scherzo e derisione del Doganiere, la festa ne diventa invece la celebrazione quale padre artistico per tutta una generazione di autori che si stavano formando.

Nella sala decorata da bandiere, festoni e una grande scritta “Honneur à Rousseau”, campeggia il suo Ritratto di donna dipinto nel 1895 e acquistato da Picasso dieci anni dopo da un rigattiere; il festeggiato siede su una specie di trono, in un susseguirsi di brindisi, in onore di Rousseau, fatti dal poeta Maurice Cremnitz, mentre Braque suona l’armonica, dallo scrittore André Salmon, e altri, fino al lungo poema dedicato da Apollinaire.

Il banchetto assume ben presto un aspetto caotico e di sfrenata convivialità, e arrivano, attirati dal rumore e dalle risate, un gran numero di persone della zona, tra pittori, poeti, vagabondi.

Nel caos generale Henri Rousseau tira fuori il suo violino e suona il valzer da lui composto, Clémence, dedicato alla sua prima moglie. Anche l’ospite d’onore, a questo punto della serata, si ritrova ebbro e frastornato, e al momento di lasciare la festa, pronuncia la celebre frase, rivolta a Picasso: “Lei ed io siamo i più grandi pittori del nostro tempo. In fin dei conti lei realizza nel genere egiziano quello che io faccio nel genere moderno.”

_

Visita il sito ufficiale della mostra “Henri Rousseau. Il candore arcaico” >>