Palazzo Ducale

Palazzo Ducale

La Quadreria

Sala della Quarantia Criminale

Questa era la sala di una delle tre Quarantie, cioè le massime magistrature d’appello dello Stato veneziano. Creata nel corso del XV secolo, la Quarantia Criminal si occupava
delle sentenze nell’ambito che oggi chiameremmo penale. Era un organismo di grande importanza: poichè i suoi membri facevano parte anche del Senato, potevano essere investiti anche di poteri legislativi. La sala è decorata da stalli lignei del XVII secolo.

 

OPERE ESPOSTE:

Giuseppe Porta detto Salviati (1520-1575)
Resurrezione di Cristo (ca. 1560)
Affresco strappato riportato su tela

Giuseppe Porta detto Salviati si formò a Roma presso la bottega di Francesco Salviati (1510-1563). Nel 1539 insieme al maestro si trasferì a Venezia, dove fu impegnato in numerose commissioni. Tra queste figura la lunetta con la Resurrezione di Cristo. L’opera originariamente si trovava a fianco della Madonna con bambino e due angeli di Tiziano sulla scala che introduceva alla Chiesetta di San Nicolò voluta dal doge Andrea Gritti (1523-1538) e subì con tutta probabilità la stessa sorte riservata all’affresco di Tiziano: a seguito del peggioramento dello stato conservativo, venne strappata e incollata su tela.
La composizione riprende la Resurrezione di Cristo realizzata sempre da Giuseppe Porta per il convento di Santa Maria della Salute e ora conservata presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia.

 

Tiziano (1488-1576)
Madonna con Bambino e due angeli (1525-1530)
Affresco strappato riportato su tela

L’affresco si trovava sulla scala che introduceva alla Chiesetta di San Nicolò. Inaugurata il 6 dicembre 1523 durante il dogado di Andrea Gritti (1523-1538), andava a sostituire la precedente cappella con lo stesso nome, collocata in un diverso ambiente di Palazzo Ducale.
Carlo Ridolfi ne Le Meraviglie dell’arte (1648) ricorda: «a pie’ delle scale del medesimo Palagio è la figura di Nostra Donna sopra le nubi, la quale con soave vezzo ammira il bambino Gesù stesole nel virginal grembo». Già a partire dal Settecento l’opera risultava in cattivo stato di conservazione, ma solamente nel 1899 si decise di strapparla dalla sua collocazione originaria e trasferirla su tela.
La composizione tizianesca della Madonna con Bambino incanta per l’intensa componente emotiva che lega lo sguardo della madre a quello del figlio: la Vergine tiene teneramente il piede di Gesù bambino, mentre questi allunga una mano a voler accarezzare la guancia della madre.

 

Giovanni Bellini (1438/1440-1516)
Pietà (1472)
Olio e tempera su tela

Questa Pietà costituisce oggi l’unica testimonianza sopravvissuta all’interno di Palazzo Ducale dell’attività di Giovanni Bellini quale pittore ufficiale della Serenissima Repubblica. Commissionata con tutta probabilità per decorare l’antica cappella di San Nicolò, l’opera subì nel tempo numerosi spostamenti, sino all’odierna collocazione presso la Quadreria.
Il dipinto raffigura in primo piano Cristo esanime sostenuto da Maria e Giovanni, mentre ai lati i Santi Nicolò e Marco sono raccolti in preghiera. La grande intensità emotiva della scena promana sia dai volti dei santi sfigurati dal pianto, sia dal corpo ferito di Gesù. La lastra tombale diventa in questo caso altare del sacrificio, con i due candelabri che rimandano alla celebrazione eucaristica.
La presenza sul cartiglio della firma e della data – quest’ultima scomparsa, ma attestata da numerose fonti (Ridolfi 1648, Zanetti 1771) – confermano la paternità di Giovanni Bellini.
Nel 1571, per volontà di tre Avogadori (Michele Bon, Francesco Pisani e Ottaviano Valier), al dipinto furono aggiunte due estensioni paesaggistiche ad opera di Paolo Farinati, che ne alterarono il formato rendendolo rettangolare. Solamente nel 1948, in vista della mostra monografica su Giovanni Bellini presso Palazzo Ducale, si decise di restaurare il dipinto eliminando le aggiunte cinquecentesche, ripristinando così la composizione originale.

 

Pietro Malombra (1556-1618)
Sottomissione dell’Imperatore Federico Barbarossa a papa Alessandro III (inizio XVII secolo)
Olio su tela

La lunetta, insieme al pendant con Papa Alessandro III concede l’indulgenza alla chiesa di San Giacomo di Rialto, venne commissionata agli inizi del XVII secolo a Pietro Malombra per la chiesa di San Giacomo di Rialto a Venezia.
La tela raffigura un episodio fondamentale della storia veneziana: nel 1177, dopo anni di guerra, papa Alessandro III e l’imperatore Federico Barbarossa si incontrarono a Venezia grazie all’intercessione del doge Sebastiano Ziani (1172-1178), stipulando la pace.
Nel dipinto l’imperatore viene rappresentato inginocchiato dinanzi al papa, mentre sul lato sinistro vi è il doge Sebastiano Ziani, a cui il pittore ha attribuito i lineamenti del doge Marino Grimani (1595-1605). Questi fu il patrocinatore del restauro della chiesa di San Giacomo di Rialto, parzialmente danneggiata da un incendio nel 1514.

 

Pietro Malombra (1556-1618)
Papa Alessandro III concede l’indulgenza alla chiesa di San Giacomo di Rialto (inizio XVII secolo)
Olio su tela

L’evento storico narrato in questa lunetta risale al 25 luglio 1177, giorno di San Giacomo, quando papa Alessandro III concesse la bolla dell’indulgenza plenaria, che consentiva di ottenere il perdono dei peccati a tutti coloro che si fossero recati in visita alla chiesa nel giorno di San Giacomo. Il papa viene raffigurato da Pietro Malombra nell’atto di consegnare la bolla al sacerdote in presenza del doge inginocchiato.
Il dipinto è il pendant della Sottomissione dell’Imperatore Federico Barbarossa a papa Alessandro III.