Jheronimus Bosch e Venezia
Venezia, Palazzo Ducale, Appartamento del Doge
18 febbraio – 4 giugno 2017
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SALA 7
L’apoteosi di Bosch nel Seicento
Negli ultimi anni del Cinquecento assistiamo a un revival minore delle scene infernali “alla Bosch”, ad opera di pittori come Jan Bruegel il Vecchio e Roelandt Savery.
Questi artisti operavano prevalentemente nell’Europa settentrionale e centrale, ma è a Venezia che registriamo un’ultima, sorprendente ripresa del repertorio del pictor gryllorum Jheronimus Bosch nella produzione del pittore tedesco di Augusta, ma veneziano di adozione, Joseph Heintz il Giovane. Ispirandosi soprattutto alle varie stampe “da Bosch”, ma anche, in certi casi, alle opere originali dell’artista già appartenute a Domenico Grimani e venute alla luce nel primo Seicento a Palazzo Ducale, Heintz diventò uno specialista di “strigossi” (Marco Boschini), che potrebbero sembrare un anacronismo in pieno Seicento.
Tali opere, invece, facevano appello al gusto, tipicamente “barocco”, della meraviglia, che veniva coltivato con particolare passione nella città ducale, e che pretendeva di sorprendere, di far meravigliare lo spettatore con effetti inaspettati, spettacolari, magari volutamente anacronistici. Le iconografie rarefatte che contraddistinguono molti di questi dipinti di Heintz non fanno che aumentare quell’effetto.
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