Jheronimus Bosch e Venezia
Venezia, Palazzo Ducale, Appartamento del Doge
18 febbraio – 4 giugno 2017
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I numerosi seguaci ed imitatori di Jheronimus Bosch avevano una predilezione per scene infernali e tematiche “grottesche”: tra le più apprezzate si annoverano leTentazioni di sant’Antonio. Tali soggetti trovarono un ampio mercato in Italia, come sappiamo dalle fonti dell’epoca e dalla loro presenza, ancor oggi, nelle collezioni veneziane.
Motivi “alla Bosch” nella grafica a stampa
I pittori “epigoni” di Jheronimus Bosch, nel XVI secolo, non avevano la necessità di ispirarsi direttamente ai capolavori del maestro di ‘s-Hertogenbosch. I vari motivi tipicamente “boschiani”: i mostriciattoli, le teste gigantesche e deformi, i caotici paesaggi infernali, le strane strutture pseudo-architettoniche, la vegetazione inverosimile – insomma tutto il bizzarro universo a torto o a ragione associato con Bosch ̶ erano facilmente disponibili grazie alle stampe che, fin dall’ultimo decennio del Quattrocento, ne facevano conoscere le composizioni e i motivi a un pubblico più vasto.
Verso la metà del Cinquecento, fu Pieter van der Heyden a produrre una serie di stampe da invenzioni del maestro; altre incisioni “da Bosch” furono eseguite più o meno in quegli stessi anni da Johannes e Lucas van Deutecom. Ma fu soprattutto la serie dei sette vizi capitali di van der Heyden, da disegni non di Bosch ma di Pieter Bruegel, a divulgare il linguaggio “alla Bosch” a nord come a sud delle Alpi.
Pieter Bruegel il Vecchio, infatti, il più grande pittore fiammingo del Cinquecento, iniziò la carriera come l’imitatore più dotato della “maniera di Bosch”, e queste stampe ne sono la prova più lampante.
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