Noto soprattutto come pittore di vedute, Francesco Guardi (Venezia, 1712-1793) si cimentò sporadicamente anche nel campo del ritratto. Tra i rari esempi noti si distingue quello di Lazzaro Zen, preziosa testimonianza del fenomeno delle conversioni religiose nella Venezia del Settecento. Il giovane fu battezzato il 27 novembre 1770, all’età di 18 anni, cambiando il proprio nome da Alì a Lazzaro Zen, in onore della famiglia che lo accolse e che probabilmente commissionò il dipinto.
Originario della costa occidentale africana e fuggito dalla condizione di schiavitù, Alì trovò quindi nei territori della Serenissima una nuova vita e una nuova identità. Giunto a Venezia fu accompagnato presso la Pia Casa dei Catecumeni, un’istituzione fondata nel 1557 per trasmettere l’insegnamento della dottrina cattolica. Alla presenza del patriarca venne battezzato durante una sontuosa cerimonia organizzata nella Chiesa di San Zaccaria.
Il ritratto eseguito da Francesco Guardi ricorda tale avvenimento nell’iscrizione visibile in alto a sinistra, mentre l’elegante copricapo presenta lo stemma della famiglia Zen della Riva di Biasio. La marsina in velluto blu è arricchita da una bianca e voluminosa pelliccia, decorata con vistose nappe e abbondanti galloni dorati.
La pennellata vivace e vibrante, tipica del Guardi vedutista, cede il passo a un fare più istituzionale, preciso e misurato, attento a ritrarre lo specchio del reale. Nello sguardo assorto di Alì, delineato con sottile intensità, pare concentrarsi la tensione psicologica trasmessa allo spettatore da un giovane che, abbandonate le sofferenze del passato, si stava cimentando in una nuova vita.