Percorsi Speciali
Non compresi nel normale percorso di visita, Palazzo Ducale offre due itinerari speciali visitabili solo su prenotazione, per un numero limitato di visitatori con accompagnatore specializzato.
Itinerari Segreti di Palazzo Ducale
Gli Itinerari Segreti di Palazzo Ducale si snodano lungo alcune delle stanze in cui, nei secoli della Serenissima, si svolgevano attività delicate e importanti legate all’amministrazione dello Stato e all’esercizio del potere: offrono un suggestivo e interessante spunto di riflessione e conoscenza sulla storia civile e politica della città, della sua organizzazione, delle sue strutture di giustizia.
IL PERCORSO DI VISITA
Il percorso degli Itinerari Segreti di Palazzo Ducale si apre dal cortile, attraverso una stretta porticina che conduce ai Pozzi, antiche celle umide e buie usate per la detenzione. In ogni cella una lettiera di legno, una mensola per appoggiare le poche cose che il detenuto poteva tenere per sé e un bugliolo in legno con coperchio per contenere le deiezioni. Da alcune scritte e da qualche disegno ai muri si può intuire il sentimento di disperazione dei prigionieri.
Salendo attraverso una stretta scala si visitano gli uffici del Notaio Ducale e del Deputato alla Segreta del Consiglio dei Dieci, responsabili della documentazione riservata della Repubblica.
Più sopra si trova l’Ufficio del Cancellier Grande, di quello che oggi chiameremmo Archivio Generale, e infine la Sala della Cancelleria Segreta, ricca di armadi decorati contenenti gli atti pubblici e le scritture segrete di gran parte delle magistrature veneziane.
Il percorso prosegue nella Stanza della Tortura, dove si praticavano interrogatori con la corda, alla quale l’inquisito veniva appeso e tirato per le braccia legate dietro la schiena. La tortura, pur praticata anche a Venezia, venne progressivamente abbandonata a partire dal Seicento.
Dalla Sala della Tortura si passa alla zona dei Piombi. Il nome deriva dalla copertura del tetto a lastre di piombo. Erano qui ricavate alcune celle detentive, riservate ai prigionieri del Consiglio dei Dieci, accusati di misfatti prevalentemente politici. Descritti da Giacomo Casanova che vi fu detenuto, i Piombi offrivano ai carcerati condizioni di gran lunga migliori di quelle dei condannati ai Pozzi. Le due celle di Giacomo, ricostruite, fanno parte del percorso di visita.
Dalla zona dei Piombi si passa a visitare il vasto sottotetto, da qui si scende nella Sala degli Inquisitori, potente organo istituito nel 1539 per tutelare i segreti di Stato, con ampi poteri e attività coperte da segretezza assoluta. Il soffitto della sala è decorato con tele di Tintoretto eseguite tra il 1566 e il 1567. Infine, si accede alla Sala dei Tre Capi, dove si preparavano i processi del Consiglio dei Dieci.
Un passaggio segreto conduce da qui direttamente alla Sala del Consiglio dei Dieci.
I tesori nascosti del Doge
Il nuovo allestimento dell’itinerario speciale I tesori nascosti del Doge, a cura di Daniele D’Anza e Luigi Zanini, coordinamento scientifico Chiara Squarcina, si presenta in una veste più compiuta e stimolante da un punto di vista visivo e narrativo, incrementando così il fascino e il rispetto che ancora oggi permeano questi inediti luoghi di rilevante memoria storica. Il percorso, di per sé affascinante perché inconsueto e a tratti panoramico, è arricchito da manufatti provenienti dai ricchi depositi della Fondazione Musei Civici di Venezia.
A seguito dell’importante restauro conservativo che ne ha restituito l’originale splendore decorativo, i suggestivi ambienti della Chiesetta e dell’Antichiesetta del Doge divengono il fulcro di un esclusivo e affascinante itinerario storico-artistico nei luoghi riservati al Doge situati nell’ala di Palazzo Ducale contigua alla Basilica.
IL PERCORSO DI VISITA
La visita comincia sulla Terrazza Foscara, dove una stele funeraria ottocentesca scolpita da Francesco Bosa raffigura un genio funerario e una figura femminile dolente. Accanto, tre busti marmorei celebrano illustri veneziani – Giovanni Bellini, Pietro Bembo e Marcantonio Bragadin – simboli della grandezza culturale della Serenissima.
Si accede poi a una sobria anticamera, impreziosita da antichi armadi in legno, dove troneggia il busto del doge Bartolomeo Gradenigo, scolpito nel Settecento da Antonio Gai. Una scaletta nascosta conduce a una piccola sala di guardia, che conserva un’armatura rinascimentale appartenuta alla famiglia Contarini e scudi decorati.
Fulcro dell’itinerario è la Sala dei Forzieri, interamente rivestita in legno e sormontata da una volta a botte decorata con grandi borchie metalliche. Qui si trovano gli antichi forzieri in ferro battuto, un tempo custodi di tesori e documenti segreti. L’anta centrale di un enorme forziere a parete, oggi adibita a vetrina, espone preziosi oggetti rinascimentali e manufatti legati all’elezione del doge.
Il camminamento esterno e la Terrazza del Doge offrono una splendida vista sul cortile interno e sulle architetture di Palazzo Ducale. Da qui si ammirano le decorazioni lapidee e le forme rinascimentali dell’Arco Foscari e la Scala dei Giganti.
Situato nel passaggio quotidiano tra gli appartamenti privati del doge e le sale consiliari, il San Cristoforo di Tiziano del 1523 raffigura il Santo che trasporta il Bambino Gesù attraverso le acque lagunari. L’affresco, voluto dal doge Andrea Gritti, simboleggia il ruolo del doge stesso come guida e traghettatore della civiltà veneziana.
Riservata al culto personale del doge, la Chiesetta del Doge fu rinnovata dal Senato tra il 1766 e il 1767. Il soffitto è affrescato da Jacopo Guarana con prospettive architettoniche illusionistiche realizzate dai Mengozzi Colonna. L’altare, capolavoro cinquecentesco attribuito a Jacopo Sansovino, ospita una raffinata Madonna con Bambino e angeli.
Il percorso si conclude nell’Antichiesetta decorata con una Allegoria del Buon Governo di Guarana sul soffitto. Fra gli stucchi e riquadri marmorei delle pareti, spiccano tre dipinti del 1728 di Sebastiano Ricci raffiguranti la Traslazione del corpo di San Marco, realizzati come bozzetti per i mosaici della Basilica e l’opera contemporanea Qoelet di Guido Peruz.