Salta al contenuto principale
sala maggior consiglio

La Quadreria

A partire dal 1615, negli ambienti di Palazzo Ducale fu offerto alla pubblica fruizione un nucleo di dipinti, già proprietà del cardinale Domenico Grimani e alla sua morte acquisito dalla Serenissima Repubblica.
Quadri da cavalletto di origine fiamminga, non pertinenti con la storia della sede ospitante, ma che in breve tempo divennero presenze fisse nelle sale del Palazzo.

Negli anni Settanta del secolo scorso, si cercò di recuperare questa tradizione destinando la Sala del Magistrato alle Leggi e la Sala dei Tre Capi all’esposizione di quel nucleo originario di dipinti ancora presente in Palazzo, come le tavole di Jheronimus Bosch, oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, affiancandone altri di provenienza diversa.

L’attuale riallestimento della Sala della Quarantia Criminale, della Sala dei Cuoi e della Sala del Magistrato alle Leggi, si inserisce in questa tradizione che, a fianco degli apparati decorativi “istituzionali”, presentava anche dipinti da cavalletto, provenienti da collezioni private.
Riferendosi alla secolare presenza di dipinti fiamminghi in Palazzo, si è deciso di esporre nella Sala dei Cuoi alcune opere fiamminghe, tra le quali vi è l’unica superstite di quelle offerte alla pubblica fruizione a partire dal 1615: la Visione apocalittica già attribuita al Civetta e oggi più opportunamente ricondotta ad anonimo seguace di Bosch.
Nelle altre sale sono esposti capolavori di Giovanni Bellini, Carpaccio, Tiziano e Giambattista Tiepolo, maestri sommi dell’arte veneziana.

Con il contributo di
Venice International Foundation

Sala della Quarantia Criminale

Questa era la sala di una delle tre Quarantie, cioè le massime magistrature d’appello dello Stato veneziano. Creata nel corso del XV secolo, la Quarantia Criminal si occupava delle sentenze nell’ambito che oggi chiameremmo penale. Era un organismo di grande importanza: poichè i suoi membri facevano parte anche del Senato, potevano essere investiti anche di poteri legislativi.
La sala è decorata da stalli lignei del XVII secolo.

Scopri le opere esposte

Scopri
Sala Quarantia Criminale

Sala dei Cuoi

La stanza successiva alla Sala della Quarantia Criminale ne costituiva l’archivio: si presume perciò che le sue pareti fossero rivestite di scaffalature e armadi, dei quali vuol rendere un’idea quello addossato al muro di fondo, mobile non originario, come del resto i “cuoridoro” cioè i cuoi ricamati in oro sulle altre pareti.

Scopri le opere esposte

Scopri
Sala dei Cuoi

Sala del Magistrato alle Leggi

Questa sala ospitava la magistratura dei Conservatori ed esecutori delle leggi e ordini degli uffici di San Marco e di Rialto, creata nel 1553 e affidata a tre patrizi che avevano il compito di far osservare la normativa che regolava l’avvocatura. A Venezia, città mercantile per eccellenza, il settore giudiziario rivestiva enorme importanza anche perché basato non sul diritto imperiale o comune o romano, ma su una prassi del tutto peculiare alla civiltà lagunare.

Scopri le opere esposte

Scopri
Sala del Magistrato alle Leggi

Atrio delle Prigioni

La sala espone l’opera di Matteo Ponzone (1583-post 1663) La visita del doge Giovanni Corner alla chiesa di San Vio (post 1641).
Posta in origine a decoro della sontuosa Sala dei Banchetti, raffigura la visita del doge Giovanni Corner alla chiesa dei Santi Vito e Modesto, cerimonia a ricordo della sventata congiura di Bajamonte Tiepolo del 1310.
Dal 2025 la sala espone anche l’opera di Paris Bordon Cristo morto sorretto da angeli (sesto/settimo decennio del XVI secolo).

Scopri le opere esposte

Scopri
Opera La visita del doge Giovanni Corner alla chiesa di San Vio